giovedì 12 gennaio 2012

La prima lezione

    Una bufera di neve violentava la spiaggia mentre la bionda urlava contro un mare di pece e gli dei dell'Olimpo. Solo dieci giorni a Natale.
Ai piedi della furia, un batuffolo di quattro mesi provava a farsi largo, contento, tra quella che ai suoi occhietti pareva la cosa più gelata e divertente del mondo. Arrancava tra un muro di quaranta centimetri di neve, tra il ghiaccio che gli si attaccava su occhi, orecchie e narici. Era una sfida tremendamente bella e terribile allo stesso momento.
    La Bionda non gli parlava, né voleva giocare come al solito. Ostinatamente, come solo i cuccioli sanno fare, lui le stava vicino. Ad un certo punto, per fortuna, la bipede ha deciso di abbandonare il mare alla bufera per dirigere lo sguardo al suo Belga. Era ridotto un cencio, dovevano tornare a casa.
    Dieci giorni a Natale ed era piombata non solo la neve. Una telefonata le aveva portato la notizia che non avrebbe mai voluto ricevere. La prima cosa che l’è venuta da fare è stato infilare il cappotto e andare fuori, dritta verso la spiaggia. Con quella nevicata in corso non ci sarebbe stato nessuno, solo lei, il suo dolore. E il Belga.  
   Ora erano a due passi dalla riva. Con fare impacciato, ha iniziato ad allontanare il ghiaccio dal muso del piccoletto, per portarlo poi, stretto in braccio, al sicuro. A casa lo ha strofinato, rimboccato. Lui l'ha ringraziata a suo modo: leccando ogni lacrima sulla sua faccia.
Era la prima volta che percepiva un umano piangere, ma non si trovò spaesato. Era come se sapesse esattamente cosa si fa: ha accostato il suo muso al volto di lei e provato ad asciugarlo al meglio. Quell'acqua che sgorgava fuori dagli occhi bruciava gola e cuore.
    Milllenni di convivenza tramandata nel Dna, legge del branco o semplice istinto, il Belga non avrebbe saputo spiegare cosa lo spingesse a bere quelle gocce salate. Ma neanche poi tra lupi addomesticati ci si pone effettivamente il problema. Viene e basta.   

Leo, gennaio 2011

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