lunedì 23 aprile 2012

Cambio di stagione

La bionda aspettava con ansia la fine dell'inverno. Non ne poteva più di dover scarpinare appresso al belga al buio, tra il vento e le mareggiate. Quando arrivarono mattinate luminose e la distesa calma dell'acqua, passeggiare a due divenne una benedizione.
Ma durò poco. C'era una cosa che la bionda non aveva tenuto in considerazione. Passato l'inverno, sarebbe arrivata la stagione bellicosa degli odori. Quella che avrebbe irrimediabilmente cambiato il belga. In poche parole, la palla di pelo tenera e giocosa con tutti i suoi simili se la sarebbe dovuta scordare.
Passavano i giorni e si dilatava il tempo che il quadrupede trascorreva per annusare in giro. Passavano i giorni e il suo fare diventava sempre più nervoso. Soprattutto con gli altri quadrupedi. Finché a un certo punto i compagni di gioco smisero di essere tali: i maschi diventarono avversari da competizione e le femmine dee da corteggiare. Anche se in modo un po' troppo diretto per i gusti dei loro proprietari bipedi. Insomma, c'era poco da fare: o rischiare di portare dal veterinario le vittime del Belga e, in caso di sconfitta, lo stesso Belga. O isolarsi da tutto e tutti. La bionda optò per la seconda. Abbandonò le passeggiate in riva al mare e iniziò a trascorrere i pomeriggi sui lungofiume, tra i boschi, in mezzo ai campi coltivati. Oppure frequentava i parchi, ma solo quando il sole raggiungeva il suo punto più alto del cielo. In modo da evitare altri umani affiancati dai propri quadrupedi. 
Questo finché la morbida primavera cedette il passo all'eccesso estivo. E tra la luce del sole al declino e i dorsi bruciati delle colline spuntò il Tedesco. Qualche mese e una decina di chili in più del Belga. Fu il lupo teutonico ad avvistare per primo il suo simile. Provò ad avvicinarsi guardingo con la sua corsa inconfondibile: capo proteso in avanti, pancia a pochi centrimetri al terreno, passo felpato. Poi, quando si accorse che l'altro lo aveva notato, si inchiodò. 
Restarono a dieci metri di distanza, per fissarsi a lungo senza emettere suono, prima di decidere il da farsi. Fu il Tedesco a prendere l'iniziativa: balzò sul quadrupede della Bionda che lo schivò per un pelo. Iniziò la fuga che presto divenne inseguimento, poi scontro di petto, ringhio, zampate energiche sul dorso...gioco. 

L'estate portò al Belga un amico.     
    

martedì 7 febbraio 2012

La profezia del Maestro

   Lui era il guru per i quadrupedi, come Terzani per il giornalismo, Bowie per il rock, Obama per la politica. E il guru aveva sentenziato: il belga non è adatto a una donna.
   Il guru era il veterinario più famoso della regione. Superata da poco la soglia dei settanta, riceveva pochi fortunati nel suo casolare isolato, introvabile, circondato da frutteti e distese di grano. Per andarlo a trovare la bipede aveva bleffato, millantando nella sua famiglia generazioni di cacciatori accorsi da lui negli ultimi decenni. Ma era una bugia a fin di bene: il belga a sei mesi non la smetteva di zoppicare, nessuno capiva il perché. E il maestro aveva una fama leggendaria. Si diceva che avesse salvato casi disperati, un cane che aveva mangiato un tappeto, un’altro che imbiancava il pelo, un altro ancora che non si alzava più lo aveva rimesso sulle zampe in due giorni. Non c’era altro da fare: macinare quei 70 chilometri e, a un certo punto, chiedere a chiunque si incontrasse tra la bassa padana dove risiedesse il guru. Tanto lo conoscevano tutti da quelle parti.
  Una volta entrati nel casolare ci si immetteva nella sala d’aspetto: pareti scrostate, qualche sedia reperto di guerra e una porta spalancata su una turca. Altro che tempio mistico: muffa e sigaro al posto dell'incenso. Il maestro dalla stanza accanto invitava ad entrare, spiazzando ogni novello discepolo. Lei azzardò ma se ne pentì presto: sul tavolo operatorio c’era finito un gatto dal ventre semi-squarciato su cui il guru infieriva con le mani. Come fosse un arrosto da farcire e mettere in forno. 
   “Finisco l’intervento e poi vediamo che c’è, resti pure”, fece brusco il maestro. Nel frattempo una serie di personaggi animavano la stanza: la moglie del veterinario che sbadigliava, l’amico che era venuto a fare due chiacchiere sul tempo, il cacciatore-habitué che rispondeva sulle previsioni della settimana. Meglio indietreggiare e restare nella sala d’aspetto, pensò la bionda, altrimenti il belga mi si innervosisce. Di certo, lo spettacolo di un gatto sotto i ferri innervosiva lei. Ma ai discepoli, a quanto pare, era richiesto un atto di fede.  
   Arrivò il turno del belga e quindi della prima domanda per la bionda: “Ma è suo?”. Come per ogni veggente che si rispetti, il discorso si era fatto tra il sibillino e l’apocalittico. "Se vive vicino a un'autostrada- indicando il quadrupede- è meglio che lo lasci lì". Pausa e sospiro. "Sono cani molto belli". Pausa e alzata di spalle. "Ma decisamente squilibrati”. Poi la mazzata: “Per una donna è meglio un barboncino, tutt’al più un golden”. Insomma, uno schiaffo a secoli di lotta di genere e a trentatre di guerra di indipendenza personale. Lei inghiottì il rospo: non era il momento di fare polemica, doveva curare il suo belga. Così, per fortuna, il maestro passò alle domande sulla zoppia, tastò le zampine del pastore che nel frattempo guaì più volte. Si finì con una serie infinita di medicine da prendere più volte al giorno, in diverse combinazioni, finché la zoppia non fosse passata. “Ma tornerà e se ne andrà più volte fino a quando la crescita non si sarà stabilizzata, all’incirca intorno ai 20 mesi”, fu la profezia. La bionda iniziò a preoccuparsi, il guru forse si impietosì: “E’ una cosa piuttosto frequente”, minimizzò. Ma poi impietosito non lo era per niente: “In realtà si deve preoccupare di ben altro- ghignò indicando il capo del quadrupede- della sua testa”.
  

giovedì 12 gennaio 2012

La prima lezione

    Una bufera di neve violentava la spiaggia mentre la bionda urlava contro un mare di pece e gli dei dell'Olimpo. Solo dieci giorni a Natale.
Ai piedi della furia, un batuffolo di quattro mesi provava a farsi largo, contento, tra quella che ai suoi occhietti pareva la cosa più gelata e divertente del mondo. Arrancava tra un muro di quaranta centimetri di neve, tra il ghiaccio che gli si attaccava su occhi, orecchie e narici. Era una sfida tremendamente bella e terribile allo stesso momento.
    La Bionda non gli parlava, né voleva giocare come al solito. Ostinatamente, come solo i cuccioli sanno fare, lui le stava vicino. Ad un certo punto, per fortuna, la bipede ha deciso di abbandonare il mare alla bufera per dirigere lo sguardo al suo Belga. Era ridotto un cencio, dovevano tornare a casa.
    Dieci giorni a Natale ed era piombata non solo la neve. Una telefonata le aveva portato la notizia che non avrebbe mai voluto ricevere. La prima cosa che l’è venuta da fare è stato infilare il cappotto e andare fuori, dritta verso la spiaggia. Con quella nevicata in corso non ci sarebbe stato nessuno, solo lei, il suo dolore. E il Belga.  
   Ora erano a due passi dalla riva. Con fare impacciato, ha iniziato ad allontanare il ghiaccio dal muso del piccoletto, per portarlo poi, stretto in braccio, al sicuro. A casa lo ha strofinato, rimboccato. Lui l'ha ringraziata a suo modo: leccando ogni lacrima sulla sua faccia.
Era la prima volta che percepiva un umano piangere, ma non si trovò spaesato. Era come se sapesse esattamente cosa si fa: ha accostato il suo muso al volto di lei e provato ad asciugarlo al meglio. Quell'acqua che sgorgava fuori dagli occhi bruciava gola e cuore.
    Milllenni di convivenza tramandata nel Dna, legge del branco o semplice istinto, il Belga non avrebbe saputo spiegare cosa lo spingesse a bere quelle gocce salate. Ma neanche poi tra lupi addomesticati ci si pone effettivamente il problema. Viene e basta.   

Leo, gennaio 2011

venerdì 4 novembre 2011

Il nostro blog

A cosa serve un blog? E soprattutto: al Belga che gli frega di avere un blog?
A lui niente: non odora, non c'è nulla da rincorrere o mordicchiare. Insomma, non è roba da lupi.
Ma la Bionda, essere che si intrattiene con simboli e immagini, ci teneva tanto....
Quando era ancora senza rughe e cellulite scriveva diari, collezionava cartoline e francobolli. Oggi si deve adeguare ai tempi. Francamente, non so a che serva questo blog, deve ancora trovare una sua dimensione. Potrebbe essere una sorta di diario dei ricordi, per affidare le immagini del Belga e dei momenti passati con la Bionda a qualcosa che le fermi in qualche modo e che le conservi per sempre. Potrebbe invece passare dall'uso personale a quello informativo: per diventare qualcosa di utile anche ad altri avventurieri inesperti del rapporto uomo-cane. Per trovare conforto negli errori della Bionda e stimolo nelle sue scoperte.  Alla fine, conoscendo la Bionda, è molto probabile che diventi un "ibrido" e comprenda entrambe le cose, a seconda di come le giri. E a seconda delle fasi lunari.

venerdì 28 ottobre 2011

chi siamo..


I suoi antenati arrivano dal freddo nord belga, ai margini della 'faggiosa' foresta di Soignes. I miei hanno trascorso larga parte della loro vita tra le spumose e salate acque adriatiche, a bordo della "Bubona".  Ma poi il destino ci ha fatto incontrare tra i monti del Montefeltro: lui scatenato cucciolo Tervuren di due mesi, io romagnola trentenne che si guadagna da vivere scrivendo. Insomma, tanti giri di parole per dire che il giorno in cui l'ho visto ho deciso che sarebbe tornato a casa con me. Lo avrei chiamato senza dubbio Leonida di Sparta, come si addice a un vero guerriero. Perchè così sarebbe piaciuto a S.